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Sono riuniti in questo disco due capolavori dei compositori scandinavi Grieg e Sibelius: del primo la celebre Suite dal "Peer Gynt" (le musiche di scena per l'omonima pièce teatrale di Ibsen), del secondo "Pelléas et Mélisande". Alla guida dei suoi Berniner Philharmoniker, Karajan ha inciso qui la più preziosa ed intelligente interpretazione del "Peer Gynt", addolcita rispetto a quella un po' ruvida e selvaggia degli anni Sessanta, più agile rispetto a quella dei tardi anni Ottanta. Il fiorire del celeberrimo "Mattino" è pura gioia per le orecchie, ma subito dopo giunge la struggente "Morte di Aase" (la madre di Peer), cui segue il vortice di troll e coboldi del suggestivo "Antro del re della montagna"; non mancano di stupenda vitalità i numeri "esotici", tra i quali la seducente "Danza di Anitra". Eterea, eppure tristissima è la bella "Canzone di Solvejg". Speculare al lavoro di Grieg, "Pelléas et Melisande" è affrontato con grande maestria da Karajan, interprete sommo dell'arte di Sibelius cui va riconosciuto il merito di aver diffuso la musica del compositore finlandese con incisioni memorabili. Quest'opera, forse fra le meno conosciute di Sibelius (compositore che purtroppo tutt'oggi crea diffidenza nel grande pubblico), è un chiaro esempio di come il finlandese abbia ripensato in chiave del tutto personale la musica tardo-romantica, attingendo soprattutto a Tchaikovsky e a temi popolari della sua patria. E' evidente, inoltre, l'ispirazione al simbolismo francese propria di "Pelléas et Melisande", dramma ripreso poi da Debussy e Schoenberg. Molti pezzi rispecchiano lo stato d'animo di fondo del dramma, serio e tetro, contraddistinto da funesti presagi e sostenuto dall'idea del destino cui non si può sfuggire. Il pezzo conclusivo "La morte di Mélisande" è una chiara reminiscenza della "Morte di Aase"; stretta è dunque la relazione fra le due opere, che meditano sui temi del destino, della morte, del ritorno e dell'amore impossibile.